C’era una volta in un paese vicino vicino un virus che il mondo conosceva con il nome di Coronavirus.
Questo virus, propio come chi si cinge il capo o il nome con una corona, voleva conquistare il mondo.
Non avendo gambe, l’ unico modo di riuscirci era quello di avanzare saltando da una persona all’ altra.
Arrivarono gli uomini e le donne piu’ forti di tutto il mondo,
(o meglio, le donne e gli uomini che si credevano i piu’ forti)
pero’ nessuno fu capace di sconfiggerlo, perché il virus era cosí piccolo da riuscire a schivare i colpi ogni volta.
-Ma se e’ cosí piccolo, come lo potremo sconfiggere?- cominciava a chiedersi la gente.
-Facilissimo!– disse un bambino che passava di li’
(un bimbo, que rappresenta tutti i bimbi, e che in questo racconto simboleggia il senno,
una qualita’ umana che spesso perdiamo quando ci facciamo grandi, propio come perdiamo la capacita’ di riconoscere l’elefante nel serpente del piccolo principe).
-Se non ha gambe –continuó il bimbo– vuol dire che siamo noi le sue gambe.
Se rimaniamo tutto il tempo che possiamo a casa, non potra’ continuare a muoversi ed avanzare, e potremo sconfiggerlo senza lottare,
che e’ il modo in cui si vincono le battaglie piu’ importanti della vita – disse il bimbo lasciando tutti a bocca aperta.
E fu cosí che tutti i bimbi rimasero a casa;
fu cosí che tutti gli adulti imparammo un po’ di buon senso dai piu’ piccoli.
Fu cosí che tutti trovammo il tempo di tornare a leggere Il piccolo principe, e comprenderlo.
E fu cosí che finalmente capimmo che le vere vittorie si conquistano con delle armi che sono invisibili agli occhi.
Ilustrazione: Giroillustrator https://www.artstation.com/giroillustrator
Traduzione: Rosanna Mutti
Correzione: Maria Grazia Filipponi
Narratore: Maria Grazia Filipponi